Si, perché qual è il momento migliore per iniziare un blog sulle gioie di far gite e viaggi se non quello in cui sei a casa, malata, dopo che tua figlia ti ha gentilmente passato il virus n. 8.250 da quando va al nido? E, nel caso ve lo stesse domandando no, non va al nido da dieci anni. Va al nido da poco più di due mesi, ma è come se facessimo passeggiate saltellanti a pieni polmoni in un laboratorio dell'Umbrella Corporation.
E dato che il mestiere del genitore è il più commentato del mondo (per dirla educatamente), quando affermi, nella stessa frase, che tua figlia sta male e va al nido, hai l'incredibile opportunità antropologica di osservare due differenti reazioni. Una riguarda coloro che ti guardano come se fossi una madre degenere e avessi buttato tua figlia nella fossa dei leoni (cito letteralmente la nostra pediatra a cui piace chiamarlo così tanto per alleggerirci la coscienza) per poi dispiacersi dicendoti "vabbè dai, si farà gli anticorpi"; l'altra reazione invece comprende coloro che ci sono passati e ora ti guardano con un misto di tenerezza e nostalgia per la tua dolce ingenuità che ignora l'inferno in cui ti sei cacciata, per poi concludere: "vabbè dai, si farà gli anticorpi".
Ora, parliamone, di questi "anticorpi". Nel senso, non è che mi acquisisce un terzo occhio interiore, la vista bionica o la capacità di camminare nel fuoco. Si crea semplicemente difese immunitarie, che più o meno si creano tutti, alla bisogna. Ne crea di più, probabilmente trimiliardi in più visto il ritmo, ma semplicemente perché è bombardata da miliardi di virus.
Certo che se questo vuol dire che tra qualche anno potrà andare in giro a passo di ghepardo sui marciapiedi leccandoli con la lingua, beh, questa è davvero una fortuna.